05/12/11

Attraversare

Mi pare ci fossero una gallina e un gatto anche nella storia del brutto anatroccolo. Che era da loro che aveva trovato rifugio temporaneo?  Però il pettirosso non c’era.
Il gomitolo rosso saltella sugli scalini della metropolitana. Scalpita perché vorrebbe salire in fretta. Ma il gatto non può perché è al guinzaglio, e la gallina ha un po’ male ai piedi.
Allora si mettono d’accordo e saltano tutti dentro al disegno di Tom, il pittore di strada (proprietario del gatto). Lo so, questa storia del salto nel disegno vi ricorda Mary Poppins. Anche a me. Ma non vogliamo personaggi canterini, suvvia, solo qualcosa di diverso dalle scale della metropolitana.
Allora:  saltano nel disegno gatto, gallina e gomitolo (avete notato che iniziano tutti per G? Quasi come il Grande Gigante Gentile…). Il gatto perché il guinzaglio gli impedisce di allontanarsi, ma non di addentrarsi. La gallina perché le hanno detto che da quelle parti c’è una fontana magica e rilassante per i suoi poveri piedi. E il gomitolo rosso perché gli hanno promesso un telaio dorato, sul quale inerpicarsi.
Mmh. Nelle storie dentro ai disegni, o dentro agli specchi, nessuno racconta mai come ci si sente nel momento dell’attraversamento.
Perché non è mica come un ‘tac e tac’, cosa credete? No, saltare dentro un disegno (degli specchi potremmo parlare un’altra volta) è come… Eh, difficile da spiegare se non si ha mai provato.
È come appoggiare i piedi su una torta meringa, che sopra ha la panna e sotto è delicatamente friabile. Con anche un che di colloso. Avete un’idea?  Bene, questo è l’inizio, diciamo appena si appoggia il piede (lo so, il gomitolo rosso non ha piedi e infatti si è già impiastricciato dappertutto…!) . Un secondo dopo (diciamo al primissimo strato di meringa) si sente qualcosa di liscio, liscio, liscissimo. A quel punto meglio lasciarsi scivolare facendo attenzione a non riempirsi di caramello (che appiccica e non fa bene alla salute) e sperare di finire… (finire? No, no, abbiamo appena iniziato).
Dunque riprendiamo:  incrinatura tra panna e meringa, scivolata sul caramello e poi, dopo esattamente 1.5 secondi (neanche il tempo di tirare il fiato) sentite un vento agrodolce (si, agrodolce) che vi attraversa e vi suggerisce di sedervi.
Ma voi non vi sedete: guai! Che se no, non riuscireste mai a tornare indietro, invischiati nel caramello , con la nostalgia della meringa. Dunque belli dritti e in piedi, senza obnubilare.
Che il secondo (nel senso della frazione di un minuto) subito successivo sarà altrettanto emozionante. (1)